Thursday, March 15, 2007

Dell'egocentrismo e dell'amore.

Io ho sempre amato molto. Amanti, passanti. Insetti e piccoli animali feriti. E sono stata molto amata. E sono amata al momento. Molto moltissimo, tanto quanto io stessa sia in grado di amare. Me ne meraviglio. E me ne compiaccio. Me ne sento meritevole. Lo trovo stupendo incredibile e normale. Mi guardo, mi considero e so. e me lo spiego.
Io amo senza riserve, inciampo nei dubbi e mi rialzo ridendo. Mi lascio scivolare i cattivi umori come acqua e sapone. Mi do, mi so dare, conosco il ritmo, conosco le parole, adeguo il passo, tendo la mano quando accelero, mi lascio portare. A chi mi ama offro un universo meraviglioso di pensieri di idee, di pieghe, di scatti, di ombre, di slanci. Stare con me è come volare. Chi comincia ad amarmi sa, sente che io non lo lascerò mai solo. Che su di me potrà sempre contare. Che domani ci sarà sempre un'idea nuova, un angolo di me ancora da scoprire e tutti quelli di ieri,ancora lì, rassicuranti e al loro posto. Che ogni giorno avrò un nuovo malizioso sorriso e una carezza nuova e la stessa attenzione a quel corpo che ormai mi è caro che si confonde col mio fino a non sapere chi è una e chi è l'altro. Con me i problemi di tutti i giorni non avranno scampo. Io mi prendo i tuoi problemi amore, scansando i miei, e te li risolvo come non saprebbe fare nemmeno il più agguerrito team di accenture o deloitte and touch. Io ti darò gli imputs di cui hai bisogno, sempre. Ti metterò davanti a tutto, immediatamente dopo di me.
Io saprò darti il silenzio e il rumore, l'orgoglio e l'umiltà. Sarà come danzare, come bere, come pane e vino a piene mani.
Quando non ti sono accanto, ti mancherò. Quando sarò assente avrai un vuoto che ti toglie il respiro, avrai un dolce e doloroso bisogno che io torni, a riempirti, fino all'orlo, di me.
Io lo so questo, io lo vivo tutti i giorni, l'ho visto accadere, so come fare, perché, vedi, c'è questa cosa, che mia madre capì molto presto, prima di chiunque altro. Cominciò a sospettare quando mi vide nascere, largamente in anticipo e senza il minimo sforzo. Poi mi vide camminare che non avevo ancora nove mesi. e già parlavo. A tre anni mi insegnò a leggere. A 17 anni mi iscrisse all'università. A 23 me ne vide uscire. Oggi mi sente parlare quattro lingue. Non si stupisce più delle mie intuizioni. Quell'estate in cui mi fece fare un test di QI e ne venne fuori un numero superiore a 155 se la ricorda bene lei. Lei sa che io so cosa vuol dire "effortless" più di molti molti altri. Questa "cosa" è che io non ho limiti, o quasi. E' che, non importa che tu mi dia da fare un'equazione a 4 incognite, una torta alla meringa e amaretto e frangipane, un pullover, una riparazione domestica, un saggio sul parkour, un origami, un pompino, un alfabeto ricamato, io te lo farò meglio e più in fretta di molti altri. E senza sforzo. Non mi vedrai sudare imprecare dibattermi arrendermi. Mi vedrai fare e riuscire. Tu che non mi ami è perché non hai avuto la benedizione di incontrarmi. O perché appartieni ad una casta intellettuale purtroppo troppo inferiore alla mia. Perché sei di un altro pianeta. In caso contrario, se un giorno mi incontrerai e io te ne darò l'occasione tu non potrai fare altro.

Monday, March 12, 2007

ricaduta

Me l'aspettavo, è successo. Non farne un dramma, dai, non è poi così grave.
E' che mi scopro buchi in cui vorrei trovarci parole e dentro ci sono gorgoglii in altre lingue che in fondo non sono mai la mia. E' che ho pensieri fatti apposta per il blog, perché un giorno a rileggere mi possa ricordare di me e non riesco a comporli.

E' risuccesso, che ho strappi nella memoria, in cui la mia lingua scompare, e le parole di qui prendono posto prepotenti e fanno piazza pulita.

E due giorni fa mi sono ritrovata a immaginarmi di tornare, ho fatto tutto il montaggio dell'operazione, mi sono trovata un lavoro,una casa, l'ho arredata, ci sono tornata in motorino ho aperto le finestre, ho visto tetti e sole, ho fatto la spesa, ho visto gente e fatto cose e poi, sempre mentalmente sono tornata qui. perché "lì" non funzionava, era nella mia testa, non funzionava nemmeno nella mia testa, dove di solito tutto funziona, anche che ne so, immaginarmi vecchia, o ricca, madre sposa, o capitana d'azienda, missionaria in africa, aborigena.

Voglio una bussola, una calamita, un'ancora, voglio una direzione. Voglio voglio voglio e non so più cosa, e soprattutto dove.

Ho comprato un biglietto per londra, così mi vado a comprare ossigeno in lattina e un po' di spirulina. Ho comprato un biglietto per roma, così mi vado un po' a scannare con i miei e rivedo gli amici. FCF ha comprato i biglietti per andare insieme a Dublino e nella foresta amazzonica.

Se si tratta di andare partire spostarsi fisicamente, tutto funziona a meraviglia. E' nella testa che non so dove andare. Che non so dove mi trovo e perché e per quanto tempo e con chi e a fare cosa e quando e come.

E non so dirmelo, perché non trovo le parole, perché ho la lingua e l'accento del viaggio e dell'avventura e il dolore del ritorno, e ho voglia di dormire e d'estate.